Nato a Nùmenor nel 3118 della Seconda Era, fu il più potente dei Re della sua terra, ma anche colui che la portò alla rovina.
Quando nacque, in Nùmenor era già sorta una grande divisione tra coloro che conservavano l’amicizia per gli Elfi e la venerazione per i Valar- Gli Elendili o Fedeli- e coloro che , chiamati gli Uomini del Re, li disprezzavano e più non li onoravano. La maggioranza della popolazione era dalla parte degli Uomini del Re.
Pharazon faceva parte, per eredità di famiglia, di questi ultimi, come possiamo leggere nell’Akallabeth, la seconda sezione del Silmarillion. Infatti “vi era una dama, Inzilibeth, rinomata per la sua bellezza”, la cui madre Lindòrie era la figlia di Earendur, signore di Andunie ai tempi del Re Ar-Sakalthor (2876-3102 S.E): i signori di Andunie, in segreto, erano i leader dei Fedeli. Il Re Ar-Gimilzor prese in moglie Inzilbeth ma lei non voleva perché “in cuor suo era per i Fedeli, secondo gli insegnamenti impartitile dalla madre; ma i sovrani e i loro figli erano divenuti superbi e i loro desideri non tolleravano opposizioni”.
Tra i due sposi non vi era amore e nemmeno tra i loro due figli. Infatti “Inziladun, il maggiore, era simile alla madre per corpo e mente, laddove Gimilkhad, il minore, assomigliava al padre, essendone ancora più superbo e caparbio. Ar-Gimilzor avrebbe ceduto lo scettro a lui anziché al figlio maggiore, se le leggi l’avessero consentito”. Pharazon era il figlio di Gimilkhad, e questa impossibilità di regnare direttamente è la chiave per capire tutta la sua carriera “politico-militare” e le scelte ingiuste e brutali che farà poi.

Ar Pharazon nella serie tv Amazon “Gli Anelli del Potere”, interpretato da Trystan Gravelle
Inziladun, dunque, divenne Re, e, essendo per indole vicino ai Fedeli, riprese il titolo nella lingua degli Elfi e si fece chiamare Tar-Palantìr, “giacchè egli era lungimirante sia d’occhio che di mente, e anche coloro che lo odiavano ne temevano le parole come quelle di un profeta”. Diede pace ai Fedeli, tornò a recarsi sul santuario di Eru in cima al monte Meneltarma, a cui il padre aveva voltato le spalle. Ricominciò a prendersi cura dell’Albero Bianco e profetizzò dicendo che “quando l’Albero fosse perito , allora anche la linea dei Re sarebbe giunta alla fine”. Ma il suo pentimento fu tardivo: non si poteva placare la collera dei Valar e comunque la maggior parte del suo popolo non lo seguì. E il fratello era “forte e scortese, ed egli si mise alla testa di coloro che erano stati chiamati gli Uomini del Re, opponendosi alla volontà del fratello quanto più apertamente osava, e tanto più in segreto”. Una vera e propria guerra civile scoppiò a Nùmenor e ” i giorni di Tar-Palantìr furono aduggiati dalle ambasce; ed egli trascorreva molto del suo tempo all’ovest, e qui sovente saliva sull’antica torre di Re Minastir sopra il colle di Oromet nei pressi di Andunie, donde volgeva lo sguardo desioso verso l’occaso, forse sperando di vedere qualche vela sul mare. Ma nessuna nave più giungeva dall’Ovest a Nùmenor, e Avallòne era velata di nuvole”.
Nel frattempo, il fratello Gimilkhad era morto nel 3243 ma questo non ridiede la pace al paese. Infatti il figlio, Pharazon appunto, “ era divenuto uomo ancor più inquieto e bramoso di ricchezza e di potere di suo padre”, ed era stato “condottiero nelle guerre che i Nùmenòrean allora conducevano nelle zone costiere della Terra di Mezzo, tutti tesi a estendere il proprio dominio sugli Uomini; e si era guadagnato grande rinomanza di comandante sia di terra che di mare. Così, quando tornò in Nùmenor dove ebbe notizia della morte del padre, i cuori del popolo si volsero a lui poichè aveva recato con sè grandi ricchezze e in quel periodo si mostrava assai liberale”.
Una politica molto abile e, se così si può dire, nello stile de condottieri e imperatori Romani; ma non si limitò a questo. Infatti, secondo la legge di Nùmenor, Mìriel, l’unica figlia di Tar-Palantìr, avrebbe dovuto ereditare lo scettro, ma Pharazon “se la prese in moglie contro la volontà di lei: mala azione, la sua, sia per questo sia perchè le leggi di Nùmenor non permettevano le nozze, anche nell’ambito della casa reale, tra coloro che avessero legami di parentela più stretti che di cugini di secondo grado”. Il nuovo Re, vero usurpatore in realtà, prese il nome di Ar-Pharazon (Tar-Calion in Elfico): e cambiò il nome della moglie in Ar-Zimpraphel, in lingua Adunaica, avendo rafforzato, come i suoi predecessori tranne Palantìr, la proibizione dell’uso delle lingue elfiche nell’isola.
Fu il Re più suberbo e possente di tutti; e ebbe ben presto pensieri di guerra. Aveva avuto notizia della forza del reame di Sauron e del suo odio per i Dùnedain. “Ed ecco giungere a lui padroni di navi e capitani di ritorno dall’Est, i quali riferirono che Sauron, da quando Ar-Pharazon si era ritirato dalla Terra di Mezzo, andava dispiegando la propria potenza e premendo sulle città costiere; Sauron, soggiunsero, aveva adesso assunto il titolo di Re degli Uomini”. A queste notizie Ar-Pharazon montò in collera e senza consultare nessuno, tantomeno i Valar, decise che il titolo di Re degli Uomini spettasse a lui e che Sauron dovesse divenire suo vassallo o servo. Allora “iniziò subito a preparare grandi riserve di armi, e costruì molte navi da guerra, di armi caricandole; e quando tutto fu pronto, fece egli stesso vela con il suo esercito per l’Est”.
Allora le sue vele” furono viste provenire dall’occaso, e sembravano tinte di porpora, scintillanti di rosso e oro; gli abitanti della costa furono colti da paura e fuggirono”. La flotta giunse a Umbar, il grande porto dei Numenoreani nella Terra di Mezzo, e poi l’esercito sbarcò. “Per sette giorni proseguì con stendardi e trombe; giunse a un colle, vi salì in cima e vi eresse padiglione e trono; si stabilì al centro di quel territorio, e le tende del suo esercito erano disposte tutt’attorno a lui, azzurre, oro e bianco, simili a una distesa di grandi fiori. Poi il Re del Mare inviò araldi, comandando a Sauron di venire al suo cospetto e di giurargli fedeltà. E Sauron venne”. Sapeva che in quel momento non poteva competere militarmente con Nùmenor ed essendo abile, ingegnoso e pronto ad ottenere con l’astuzia ciò che non si poteva avere con la forza, si umiliò di fronte al Re e tutti rimasero stupiti “perché ciò che diceva era giusto e saggio”.
Il Re lo prende quindi in ostaggio per indurlo a rispettare i suoi giuramenti, non sospettando che in realtà era proprio ciò che Sauron voleva: essere portato nell’isola per distruggere Nùmenor dall’interno.
Infatti, prima dello scadere di tre anni, era diventato “assai intimo dei segreti consigli del Re; infatti, adulazione dolce come il miele era sempre sulla sua lingua, e Sauron aveva conoscenza di molte cose ancora non svelate agli Uomini”; e, a parte Amandil padre di Elendil, i membri del consiglio, quando videro di quanto favore godesse presso il Re, presero a corteggiarlo servilmente. Così, mente prima i Fedeli venivano osteggiati politicamente, ora vennero definiti ribelli, a causa dell’influenza di Sauron, il quale “con molti argomenti confutò tutto ciò che i Valar avevano insegnato”. Sauron comincia ad attaccare le credenze religiose degli Uomini, arrivando a stimolare il Re riguardo all’ottenere sempre maggiori ricchezze e ad esplorare i mari e gli Oceani, perchè, giunti al loro termine, si spalancava l’Antica Tenebra.
“E da essa è stato tratto il mondo- diceva Sauron-Solo la Tenebra è degna di adorazione, e colui che ne è Signore può creare altri mondi ancora, di cui far dono a coloro che lo servono, per il modo che il potere di questi si ingrandisca senza fine”.
Ed Ar-Pharazon chiese: “Chi è dunque il Signore della Tenebra?”. (…..)
“E’ colui il cui nome ora ti svelerò; i Valar infatti infatti ti hanno ingannato a suo riguardo, proclamando il nome di Eru, fantasma immaginato nella follia dei loro cuor, con l’intento di incatenare gli Uomini al proprio servaggio. Essi infatti sono gli oracoli di quest’Eru, il quale dice solo ciò che essi vogliono. Ma colui che è il loro padrone pur prevarrà, liberando te da questo fantasma; e il suo nome è Melkor, Signore di Tutto, Donatore di Libertà, ed egli ti renderà più forte dei Valar”.
Sauron riesce a fare breccia nel cuore e nella mente del Re stimolando la sua ambizione e volontà di potenza, prospettando di farlo liberare da Morgoth, cancellando per sempre Eru, quel “fantasma” creato dai Valar, che lo incantena, secondo Sauron, a quella terra mortale. E’ indubbio che Sauron sfrutti anche la paura della morte del Re, che era ben presente e che aumenterà col passare degli anni.
Da allora, comunque, il Re prestò ascolto al suo consigliere, e cominciò, nei fatti, ad istituire un vero e proprio culto di Morgoth a Nùmenor, seguito dal suo popolo, con l’eccezione di Elendil, Isildur e della loro gente; da allora divenne un vero e proprio tiranno. Infatti, su suggerimento di Sauron, fece abbattere l’Albero Bianco ( anche se Isildur ne salvò un seme: vedi la sua biografia) e ordinò che fosse costruito
“un grandioso tempio, il quale aveva la forma di un cerchio alla base, dove le mura avevano lo spessore di cinquanta piedi, e il diametro alla base era di cinquecento piedi, e le mura stesse si levavano dal suolo per cinquecento piedi ed erano sormontate da un’enorme cupola”. Lì venne bruciato l’Albero, e sempre lì “uomini compivano sacrifici a Melkor onde li affrancasse dalla Morte. E di solito, era tra i Fedeli che sceglievano le loro vittime; mai però in base all’aperta accusa di non voler rendere adorazione a Melkor, il Donatore di Libertà, perchè venivano piuttosto imputati di odiare il Re e di essere ribelli, ovvero di complottare contro la stessa gente, diffondendo menzogne e veleni. Accuse che perlopiù erano false; ma quelli erano giorni tristi, e l’odio genera l’odio”.
A Nùmenor, quindi, si compivano sacrifici umani, ma “la Morte non si dipartiva affatto dalla contrada, anzi compariva più precocemente e più spesso, e in molte spaventose guise. Perchè, mentre prima gli Uomini invecchiavano lentamente e alla fine si ponevano a giacere, per addormentarsi, quando erano stanchi del mondo, ecco ora follia e malattia assalirli”.

Ar Pharazon di fronte a una folla a Numenor – Frame dalla serie Amazon “Rings of Power”
Ma il peggio doveva ancora venire, perché, avvicinandosi la morte, Pharazon, sempre più inebetito, prestò ancora di più orecchio a Sauron che gli diceva che ormai nessuno poteva più contenere la sua potenza ed era ora di prendersi ciò che gli Uomini desideravano di più: le Terre Immortali, per poter sconfiggere la morte. “Sebbene, ciò che è fuor di dubbio, il dono della vita imperitura non sia per tutti ma solo per coloro che ne sono degni in quanto uomini di grande potenza, fierezza e superbo lignaggio, pure contro ogni giustizia si fa in modo che tale dono, che pure gli è dovuto, sia negato al Re dei Re, Ar-Pharazon, il più potente dei figli della Terra, al quale il solo Manwe può paragonarsi, e forse neppure lui. Ma i grandi re non tollerano dinieghi, e prendono ciò che è loro dovuto”.
Ar-Pharazon gli prestò ancora una volta ascolto, decidendo di muovere guerra ai Valar; e la sorte di Nùmenor fu compiuta.
Pierluigi Cuccitto